I PIR per puntare con il PNRR sulla borsa italiana

14 Settembre 2021
Posted in Investimenti
14 Settembre 2021 Gianrocco Mecca

La borsa italiana negli ultimi mesi, dopo anni di inesorabili delusioni, sta riprendendo a macinare performance sulla scia di una ritrovata fiducia da parte di investitori istituzionali verso il nostro Paese. Sicuramente nel cambio di marcia non è secondario il timone di Mario Draghi, leader politico internazionale tra i più stimati.

In un contesto favorevole, con la ricerca di prodotti legati a Piazza Affari hanno ricominciato a farsi notare i Pir, i piani individuali di risparmio. Dopo il boom iniziale, l’interesse è andato via via calando con gli ultimi due anni di raccolta negativa, ma finalmente qualcosa è cambiato e nell’ultimo trimestre il saldo è tornato positivo.

Nel frattempo il legislatore non solo ha confermato i vantaggi fiscali dello strumento, ma al fine di incentivarne la sottoscrizione, ha introdotto una nuova tipologia di strumento denominato Pir alternativi.

 

PIR e PIR ALTERNATIVI

Anche se la finalità riamane la medesima, quella di far confluire denaro verso le piccole e medie imprese , lo sdoppiamento dei PIR è motivato da differenze tra i due strumenti con l’obiettivo di colmare un gap previsto dal precedente ovvero quello di far affluire liquidità anche a società non quotate nei mercati regolamentari.

I PIR ALTERNATIVI, previsti dal Decreto Rilancio articolo 136, confermando il punto dei Pir tradizionali in cui si prevede un investimento di almeno il 70% sul mercato italiano, sancisce la possibilità di investire il 100% di questa percentuale in piccole e medie imprese italiane. Si può inoltre investire anche in prestiti erogati a tali società o in crediti delle stesse. I PIR TRADIZIONALI invece prevedono che del 70% almeno il 25% deve esser investito in strumenti diversi da quelli quotati sull’indice principale della borsa di Milano il Ftse Mib, e che il 5% va investito su imprese diverse dal Ftse Mib e dal Ftse Mid Cap (costituito da aziende a media capitalizzazione).

Altra differenza è costituita dal limite di concentrazione all’investimento sulla medesima azienda che sale dal 10 al 20% nei Pir alternativi.

Infine fondamentale è il limite di investimento annuale per accedere al vantaggio fiscale della detassazione degli utili. Se nei PIR TRADIZIONALI era previsto un massimale annuale di 30.000 euro (pari a 150.000 euro complessivi a 5 anni), con i PIR ALTERNATIVI invece il limite viene innalzato a 150.000 euro annuali e 1,5 milioni totali.

 

VANTAGGI FISCALI

Il vantaggio fiscale dei PIR è duplice: innanzitutto chi acquista e mantiene per 5 anni l’investimento gode della detassazione del capital gain. Inoltre, i PIR prevedono l’esenzione della tassa di successione.

ANDAMENTO DEI PIR

In termini di sottoscrizioni i PIR nel primo anno di vita hanno registrato una raccolta record di 11 miliardi di euro, poi il secondo anno 4 miliardi, mentre l’entusiasmo è andato scemando negli ultimi due anni con un saldo negativo rispettivamente di 1,1 miliardi e di 760 milioni. Assogestioni tuttavia segnala per il 2021 un’inversione di tendenza che se dovesse esser confermata nel semestre in corso segnerebbe un ritorno positivo verso un asset che assume una rilevanza strategica per la crescita del nostro Paese.

In termini di performance, anche grazie ai numeri dell’anno in corso, chi avesse investito nei PIR nella fase di lancio può ritenersi assolutamente soddisfatto. Proprio all’inizio del 2022 finisce il periodo di lock-up per l’ottenimento del vantaggio fiscale. Le performance naturalmente dipendono dallo strumento in cui si è investito anche in riferimento all’esposizione tra azioni e bond, ma sicuramente se non dovessero esserci variazioni significative in questi mesi la situazione è più che positiva.

Secondo dati diffusi da Assogestioni attualmente le masse investite in PIR TRADIZIONALI sono di poco inferiori ai 20 miliardi di euro. In termini di asset allocation 8,4 miliardi sono investiti in azioni italiane, 5,7 miliardi in obbligazioni societarie e la restante parte tra liquidità, titoli di Stato italiano e titoli esteri. La parte investita nel segmento aim è di circa 200 milioni di euro quindi circa il 10% delle masse complessive.

 

CONSIDERAZIONI FINALI

L’importante performance realizzata nel 2021 dai mercati finanziari è certamente spinta dal programma europeo di sostegno all’economia post covid denominato PNRR Next Generation EU. Le risorse europee che arriveranno nell’ economia reale rappresenteranno certamente per l’economia italiana un’occasione unica di crescita che coinvolgerà in primis i grandi player del settore ma poi anche per piccole e medie imprese impiegate nei settori di riferimento.

Il ricordo ai PIR ALTERNATIVI rappresenta una soluzione interessante dove però si raccomanda una buona selezione in quanto il sottostante di riferimento essendo rappresentato anche da realtà non quotate rappresenta un’opportunità a rischio elevato seppur con potenzialità di rendimento notevoli. L’approccio dei PIR TRADIZIONALI è invece più indicato per investitori retail. Naturalmente si raccomanda sempre un’accurata selezione, sia sulla qualità dello strumento ma anche sull’asset allocation di riferimento in quanto si possono trovare sul mercato non esclusivamente posizioni azionarie.

Con la dovuta selezione, la doppia finalità sia sociale costituita dalla consapevolezza di convogliare i propri risparmi verso l’economia italiana che i vantaggi fiscali dell’investimento, rendono interessanti l’inserimento dei PIR all’interno del portafoglio di determinati investitori seppur in misura non prevalente.

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